L’emergenza siccità in Emilia-Romagna

Data: 
04/07/2022

Vogliamo ripercorrere brevemente gli avvenimenti e le decisioni che hanno portato la Regione Emilia-Romagna a richiedere lo stato di emergenza Nazionale per la siccità.

 

Convocazione Cabina di Regia

Martedì 21 Giugno è stata convocata la Cabina di Regia dall’assessore all’Ambiente, Irene Priolo, in accordo col presidente della Giunta regionale, Stefano Bonaccini, cui hanno partecipato – oltre all’assessore all’Agricoltura, Alessio Mammi, i settori Ambiente, Protezione civile, Arpae e Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, i gestori del settore idropotabile, ATERSIR (Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi Idrici e rifiuti), Anbi (Associazione nazionale bonifiche irrigazioni miglioramenti fondiari), Consorzio Canale emiliano-romagnolo e naturalmente anche l’Autorità di distretto del Po. 

La Cabina di Regia ha analizzato i dati aggiornati dell’Osservatorio del distretto del Po e, conseguentemente, ha deciso di richiedere lo stato di emergenza regionale.

 

Stato di emergenza regionale

L’Emilia-Romagna dichiara lo stato di crisi regionale per gli effetti della siccità prolungata: è la proposta che dalla Cabina di regia viene sottoposta alla Giunta regionale per la competente approvazione. 

Il presidente Bonaccini firma il decreto per la dichiarazione dello stato di crisi regionale, disponendo che gli enti competenti attuino gli interventi necessari a contenere e ridurre le conseguenze della crisi in atto, compresa l’attivazione, ove possibile, di fonti alternative di approvvigionamento idrico.

E’ prevista anche l’istituzione formale della Cabina di regia, che monitorerà passo passo l'evolversi della situazione: l’osservato speciale resta il Po.

L’assessore Priolo: “Passo successivo, la richiesta dello stato di emergenza nazionale per assistere la popolazione e gli interventi urgenti. Monitoraggio continuo, ma al momento non è in discussione l’approvvigionamento idropotabile”

 

ATERSIR predispone lo Schema di Ordinanza per i Comuni

A seguito delle decisioni prese dalla Cabina di Regia e sulla base dei dati ricostruiti con i gestori del servizio idrico, ATERSIR predispone e trasmette ai Comuni uno “schema di ordinanza” da adottare per limitare gli sprechi d’acqua e per la tutela delle risorse idropotabili nel periodo estivo.

Lo schema è uno strumento operativo che i Comuni possono utilizzare e personalizzare in funzione del grado di criticità e di specifiche situazioni del loro territorio. 

Scarica anche la nostra INFOGRAFICA (in allegato) che spiega in modo semplice e diretto i suggerimenti proposti nello schema di ordinanza; disponibile in varie dimensioni e, a richiesta (inviando una mail a comunicazione@atersir.it), è possibile ricevere ulteriori grafiche in formato social.

 

Richiesta dello stato di emergenza nazionale

Il 29 Giugno la Regione presenta ufficialmente al Governo la richiesta di stato di emergenza nazionale. Dalla ricognizione fatta emerge un fabbisogno di interventi per oltre 36,7 milioni di euro per rispondere alle criticità, comprese le proposte di intervento formulate nelle ultime ore da Consorzi di Bonifica, Comuni e servizi tecnici regionali. 

“Un’emergenza inedita nelle proporzioni, sicuramente più severa rispetto a quella già vissuta nel 2017 per diversi territori dell’Emilia-Romagna. Stiamo affrontando le difficoltà anche grazie agli interventi attuati negli ultimi anni e nessun territorio ha le ore contate per l’approvvigionamento idropotabile, nemmeno Ravenna e Ferrara. Ma serve lo stato di emergenza nazionale, per mettere in atto immediatamente le azioni necessarie ad affrontare le criticità, a partire da un maggiore rilascio dai grandi laghi a favore del Po, al momento il vero osservato speciale, insieme a progettualità di medio-lungo periodo da attuare in tempi celeri: stiamo già lavorando su entrambi i fronti”.

Così l’assessore regionale all’Ambiente e Protezione civile, Irene Priolo, ha introdotto, in Assemblea legislativa, la relazione sull’emergenza idrica.

A questo scopo è in corso un grande lavoro di coordinamento tra Regione, Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile, ATERSIR, gestori del servizio idrico integrato, Consorzi di Bonifica e Anbi per censire tutte le azioni necessarie nell’immediato per affrontare l’emergenza.

“I cambiamenti climatici in corso - ha ricordato Priolo - ci porteranno sempre più, in futuro, ad affrontare difficoltà legate alla scarsità della risorsa idrica. Il lavoro da fare è tanto, ma l’Emilia-Romagna non parte da zero. Innanzitutto, perché ha chiari i pilastri su cui fondare la propria strategia: più capacità di stoccaggio, meno perdite di rete e riutilizzo della risorsa idrica depurata. Sono i principi a cui ispirare il nuovo Piano di tutela delle acque. Principi che già si rispecchiano negli investimenti previsti a partire dal versante idropotabile, candidati al Pnrr per 197 milioni, ma anche sul fronte irriguo, dove sul piatto ci sono in tutto 605 milioni”.

 

04/07/2022 - Il Consiglio dei ministri delibera lo stato di emergenza per siccità per Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte

Stanziati i primi 10,9 milioni di euro per gli interventi più urgenti in regione Emilia-Romagna.

 

Il ruolo di ATERSIR

Le opere più urgenti e i fondi per le misure di assistenza alla popolazione, per quanto riguarda l’idropotabile, ammontano a circa 11 milioni, con più di 4 milioni e 200 mila euro già in corso o di prossimo avvio tra fornitura di acqua con autobotti, scavo di pozzi, posa di nuove condotte e di sistemi di pompaggio. 

Sulla base delle informazioni disponibili, altri 2 milioni e 700 mila euro circa fanno riferimento al settore irriguo e ulteriori 1 milione a progettualità già in atto o in partenza: impianti di pompaggio, installazione di elettropompe e dragaggi della sezione di presa degli impianti, per fare qualche esempio. Va aggiunta poi una quota di quasi 23 milioni di euro - la maggior parte (16 milioni e mezzo) sull’idropotabile - per interventi di riduzione del rischio residuo, da attuare nel medio termine e dunque non finanziabili con la prima fase dello stato di emergenza.

Si tratta comunque di opere non previste, a oggi, in altri percorsi di finanziamento attivi e strettamente legate alla risoluzione delle criticità.

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